Parlare di “Dangerous” con Susan Fast


By Willa&Joie

Pubblicato: 4 settembre 2014

Willa: Questa settimana abbiamo con noi la dottoressa Susan Fast, autrice del saggio Dangerous in uscita il prossimo 25 settembre da Bloomsbury Press. Prima di tutto voglio dire, che ho letto il libro due volte, e sono rimasta esterrefatta. Finalmente abbiamo un’analisi minuziosa e approfondita di un album di Michael Jackson, ed è incredibile – rivela come lui sia riuscito a dare un senso ad ogni livello della sua creazione musicale e performance. E per cercare di catturare i significati tradotti da Susan di ogni dettaglio e sfumatura, ho tenuto le cuffie alle orecchie scorrendo le singole righe di alcune pagine. Susan, il tuo libro è una miniera preziosa di nuovi spunti per ascoltare e conoscere la musica di Jackson. È così ricco, che è impossibile non parlarne con te! Grazie infinite, e sono felice che tu sei qui.

Susan: Grazie per avermi invitata a Dancing With the Elephant, Willa. Condividere idee e riflessioni con voi è sempre un piacere. Mi dispiace che Joie non sia con noi.

Willa: Anche a me. Joie sta iniziando una nuova carriera, ed è molto impegnata.

Susan: Stupendo! Le auguro buona fortuna! E grazie per i vostri commenti incredibilmente generosi sul libro e per la vostra disponibilità di aiuto, durante la scrittura: osservazioni e suggerimenti sulle prime stesure dei capitoli, hanno contribuito ad accrescere il libro.

Willa: Oh, è stato tutto molto piacevole! E, mi piace il fatto, che ci si è concentrati su Dangerous, un album tendenzialmente poco celebrato rispetto a Off the Wall e Thriller. Secondo la maggior parte dei critici questi due album rappresentano la massima espressione artistica di Michael Jackson, e da lì sembra sia iniziato il suo declino. Non so quante volte ho letto questo …

Susan: Sì, è vero. E nel mio libro faccio riferimento a diversi critici che concordano su questo punto, e continuano a sostenerlo ancora; il 35° anniversario dell’uscita di Off the Wall è appena passato e Mark Anthony Neal ha scritto un saggio definendolo il “capolavoro” di Jackson. Sì, è un disco incredibile, ma sono tutti così gli album di Jackson. In realtà, credo che ogni suo album sia concepito in modo unico da non poterlo confrontare con i suoi altri. E quindi dobbiamo cambiare il modo di guardare a questi lavori, a mio parere, concentrandoci in gran parte sui sentimenti nostalgici del giovane Jackson – per molte ragioni complicati.

Willa: L’osservazione è buona, Susan, e potremmo fare un intero post esplorando gli elementi delle “complesse motivazioni”. Penso che, in parte sia la nostra nostalgia, come dici tu – per il giovane Michael Jackson e di noi stessi, che eravamo giovani, quando abbiamo ascoltato questi primi album – proprio come la riluttanza contro di lui, di vederlo un uomo adulto e artista maturo. E parte di questo, penso, sia radicato nel disagio tra i bianchi in relazione alla concezione, “dell’uomo nero arrabbiato”. Uno stereotipo negativo molto disprezzato nell’immaginario degli Stati Uniti, e credo che un sacco di persone fossero turbate all’idea che, Michael Jackson dal viso dolce, cresciuto sotto i loro occhi – una celebre storia di successo e un simbolo di integrazione e armonia razziale – potesse diventare un “uomo nero arrabbiato.” Ma nei suoi album successivi esprime sentimenti di rabbia. E lui lo fa da uomo adulto, come dici nel tuo libro. È interessante, il fatto, che Dangerous è visto una pietra miliare di questo significativo sviluppo. Infatti, il tuo libro inizia con l’audace affermazione: “Dangerous è l’album dell’età matura di Michael Jackson.” Mi piace sai! – Contraddice con coraggio la saggezza convenzionale, che Dangerous sia stato un’altra tappa del suo declino.

Susan: Non condivido la storia del suo declino, ma come dici tu, dipende da quello che stai cercando e dall’esperienza che hai fatto con la musica di Jackson. Apprezzo da sempre Dangerous e lo considero una potente dichiarazione artistica molto significativa. Non avrei mai potuto fare una esperienza così straordinaria se gli editori di “33⅓” non mi avessero dato l’opportunità di lavorare su questo progetto. È fantastico che abbiano scelto di fare questo libro, l’unico della serie su Jackson, il centesimo volume. Sono quasi sicura che non sia stata una pura casualità, avendo a che fare con le scadenze dei singoli autori, ma scalda il cuore sapere che un artista leggendario occuperà un importante traguardo.

La serie – ogni libro è dedicato ad un unico album – non prescrive come i dischi devono essere interpretati, non c’è una formula particolare per i libri – infatti, alcuni volumi non parlano dei singoli brani o di come sono strutturati. Ma per Dangerous, in parte perché sono una musicologa, e in parte perché il materiale letterario sulla canzoni di Michael Jackson è scarso, ho voluto concentrarmi su questo aspetto, tenendo sempre presente, ovviamente, che il modo in cui i musicisti creano il suono è inseparabile e collegato al contesto sociale. Il suono musicale non solo trascende il tempo e il luogo; arriva da qualche parte, e contribuisce a definire un luogo.

Willa: L’approccio di esplorare “l’anatomia” delle sue canzoni, come a volte la chiamava lui, è interessante, al pari dell’importanza del contesto storico per avvicinarsi a Dangerous. Ad esempio, prima di fare un quadro dettagliato delle sue canzoni che parlano di passione e il desiderio, ti soffermi sulla ” patologizzante sessualità di Jackson”. Un tema fondamentale da discutere, secondo me, soprattutto, perché sei il primo critico che conosca a confermare quello che per anni hanno detto i fan: Michael era sessualmente attraente! Ovviamente! E non solo negli anni Ottanta, ma in tutta la sua vita. Guarda, è stata una lettura… liberatoria. Come, Sì! Finalmente! Qualcuno ha capito – comprende il potere della sua musica, le sue prestazioni, e la presenza pura e semplice del suo corpo su molti livelli diversi.

Susan: I critici hanno sempre rifiutato di riconoscere la sensualità di Jackson – o più spesso minimizzato la sua componente sessuale di una performance – perché è riconosciuta una messa in scena, ma non “reale” (qualunque cosa significhi) – è qualcosa che bisognava affrontare, dato che il sesso e la lussuria sono temi con un ruolo importante nell’album.

La cosa, cui i critici ignorano, è che in realtà non c’era alcuna differenza, tra il ruolo di Jackson sul palco e la sua vita privata; Sappiamo bene quanto l’arte della recitazione sia “contagiosa”, gli attori ci fanno provare grandi emozioni, come se quel momento fosse reale, e talvolta lo crediamo anche dopo. Jackson ha fatto questo.

Willa: Questo è verissimo. Lo ha fatto.

Susan: Inoltre, non vedo alcuna discrepanza tra i due atteggiamenti: dominatore, aggressivo, e sensuale sul palco, tranquillo, timido dietro le quinte, come un problema a cui tanti critici fanno riferimento. Il problema sussiste, se pensiamo in un unico senso; Ma per capire la complessità di Michael Jackson è necessario avere una visone completa della questione.

Willa: Sì, e nel tuo libro dimostri, che l’affascinante contrasto della sua audace presenza scenica e il comportamento timido nella vita pubblica, per moltissime donne, me compresa, era molto sensuale.

Il suo comportamento riservato nelle relazioni sociali, soprattutto con le donne bianche, va anche ricercano nelle importanti ragioni culturali e storiche. Eleanor Bowman, una nostra saltuaria collaboratrice, ha recentemente inviato un link ad un pezzo di Billy Eckstine NPR, su uno dei primi artisti neri che conquistò il favore del pubblico bianco. Per essere onesta, non avevo mai sentito parlare di lui prima, ma il suo biografo, Cary Ginell, ha detto a NPR che un tempo “la popolarità di Eckstine era in concorrenza con quella di Frank Sinatra.” Tuttavia, la sua carriera fu ostacolata da una foto scattata una notte, e pubblicata sulla rivista LIFE:

“L’articolo mostra una fotografia di Eckstine, fuori da un famoso nightclub di New York City, circondato da giovani donne bianche”, dice Ginell. “Ciò che si vede nella foto, sembra molto innocuo e innocente. Essa mostra fondamentalmente come l’America dovrebbe essere, senza tensioni razziali, e nessuna segregazione – solo l’amore sincero e la gioia tra le razze. Ma era il 1950 e l’America non era pronta per una cosa del genere. L’America bianca non voleva Billy Eckstine che socializzasse con le loro figlie.”

24 aprile 1950 – Pag. 101, LIFE

La carriera di Eckstine svanì pochi anni dopo con questa fotografia:” Eckstine continuò a fare il cantante, ma i disc jockey bianchi non avrebbero suonato i suoi dischi. ” Ed era quasi come se fosse stato cancellato dalla memoria del pubblico – almeno dai bianchi. Ma, Michael Jackson era uno studioso della storia, in particolare la storia dei neri, e sono certa che sapeva di queste reazioni contro i personaggi pubblici prima di lui, percepiti troppo accondiscendenti con le donne bianche – come Jack Johnson, Chuck Berry e Billy Eckstine.

Susan: Che tragica storia! Il punto centrale del libro Dangerous, è sul ruolo adulto politicizzato e sessualizzato, che Jackson rivela nell’album e nei cortometraggi pubblicati, era incredibilmente minaccioso. E come dici tu, penso che lui sapesse che doveva stare attento, di fronte a storie come quella di Eckstine e di molti altri, ed è per questa ragione che il suo comportamento da personaggio pubblico gentile, dolce, fuori della scena era così importante.

In alcuni casi però si è spinto al limite – per esempio, incontrando donne bianche famose in pubblico. Un tema che affronto anche nel libro. Per lungo tempo ha mantenuto un equilibrio delicato, ma, una volta diventato uomo adulto e sessualizzato, alla fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, l’equilibrio è venuto meno. Le sue performance non potevano più essere tollerate.

Gran parte dei critici e altre persone, non vogliono ammetterlo, e continuano ancora – a non credere che egli sia un uomo adulto – e penso che sia uno dei motivi per cui è spesso vilipeso o infantilizzato. Lo testimonia la storia tabloid, che ha recentemente fatto il giro dei lavoratori domestici, nascosti dall’anonimato, che hanno lavorato presumibilmente a Neverland dicendo che faceva letteralmente la “pipì” sul pavimento della porta d’ingresso in casa e minacciava di fare delle “palle di neve di cacca” degli animali e di tirarle addosso; questa è una forma particolare di denigrazione – incluso il linguaggio infantile che viene utilizzato qui – che nega a Jackson il suo status di adulto. Potremmo dire che lo priva anche di altri nobili sentimenti, la dignità, la capacità di essere preso sul serio, e persino la sua umanità …

Willa: Sì, i suoi sentimenti! Si nega la sua umanità in un senso molto letterale: fare la pipì sul pavimento e gettare la cacca è qualcosa che potrebbe fare una scimmia, o un altro animale, non un essere umano. Quando ho sentito queste storie, ho subito pensato al coro di Monster:

Mostro
(E’ come un animale)
Lui è un mostro
(Proprio come un animale)
Lui è un animale

Credo che avesse veramente capito la propensione di essere caratterizzato da alcuni segmenti della società come un mostro, una bestia, un Altro, e lui ci ha costretto a riconoscerlo.

Susan: Sì, certamente. Ma credo che l’uso dell’espressioni infantili, rispondono all’impulso, di relegare lui nella pre-adolescenza, nell’infanzia – offrendo una brutta immagine, non qualcosa che avremmo accolto con favore! Eric Lott, nella sua profonda analisi del cortometraggio di Black or White dice: “All’inizio della Panther Dance, qualcosa di così straordinario è successo che il pubblico in quel momento non riusciva a capire”.

Willa: Sono d’accordo.

Susan: Io, pure. Elizabeth Chin, anche, ha esplorato Black or White sostenendo che molte persone hanno trovato la Panther Dance “incomprensibile” in un certo senso, come sono gli incontri con l’ignoto; per rendere chiaro, cosa è accaduto in questo momento con molti spettatori ha usato il concetto del perturbante di Freud, “il riconoscimento di una verità che è stata soppressa”. Credo che calzi perfettamente su Jackson, in particolare nell’età adulta, quando ha iniziato a destare il suo pubblico a guardare dentro di sé circa i problemi sociali. I critici e alcuni individui del suo pubblico non potevano catturare il significato, e non sono riusciti a capire quello che aveva detto e fatto.

Willa: Questo è vero, e il concetto ci è molto utile per descrivere gran parte del suo lavoro più tardi, non è vero? – Che, lui ci ha costretto, a diversi livelli di coscienza, di riconoscere “una verità repressa”. E la Panther Dance è un esempio perfetto. Più di 20 anni dopo, stiamo ancora cercando di scoprire la “verità” celata nella performance – siamo ancora sopraffatti e non possiamo capire tutto, parafrasando Lott.

Così Susan, quando ho letto il tuo libro mi ha davvero colpito l’analisi approfondita “dell’anatomia” o struttura musicale dei singoli brani, come l’album nel suo insieme. Fin da subito ho notato che la struttura generale di Dangerous è simile a un libro suddiviso in capitoli, o raggruppamenti di canzoni che esplorato temi collegati tra loro in relazione. In pratica l’album Dangerous si riflette nel tuo saggio, capitolo per capitolo.

Susan: Sì, Dangerous può essere considerato un concept album; può risultare una sorpresa, ma il concetto è lì. Naturalmente, le canzoni possono essere ascoltate singolarmente e apprezzate, ma penso che Jackson avesse in mente qualcosa di più grande, coerente, una narrazione onnicomprensiva. L’ approccio è sorprendentemente diverso da quello che ha usato su Thriller o Bad, che – almeno per quanto posso sentire – non hanno quel genere di contesto narrativo. Ecco il motivo per cui dobbiamo riflettere su ogni album individualmente, i singoli profili, temi, idee, con attenzione.

Nella sua intervista con Ebony nel dicembre 2007 (e lui ha detto una cosa simile altrove molte volte) dice che il procedimento di Thriller era di fare un album di singoli di successo.

Le sue parole: Se si prende un album come lo Schiaccianoci [dal compositore classico Tchaikovsky], ogni canzone è fantastica, ogni uno. Allora mi sono detto, ‘perché non c’è un equivalente pop?’ Le persone avevano l’abitudine di far uscire degli album con una buona canzone e il resto Facce B, o canzoni per “albums”. Mi sono chiesto perché un album non poteva essere costituito di pezzi che fossero dei successi, in modo che le persone fossero pronte ad acquistarlo se uscissero tutti singoli. Ho sempre seguito questo ragionamento. Volevo essere in grado di far uscire qualunque canzone volessimo utilizzare. Questo era il mio obiettivo per il prossimo album [Thriller].

La citazione di Tchaikovsky come esempio la trovo molto interessante: Quale altro musicista pop ha creato un successo commerciale su un registrazione di musica classica ?? Ma l’idea di Tchaikovsky non si discostava da Jackson. Il balletto lo Schiaccianoci era lungo, complesso, e la realizzazione richiedeva un sacco di risorse. Perché non creare una suite “Greatest Hits” che potrebbe essere eseguito come un pezzo da concerto? In particolare la Suite da Lo Schiaccianoci, una selezione di otto pezzi, quasi tutti abbastanza brevi – è lunga complessivamente 25 minuti. Non posso fare a meno di tracciare un parallelo alla struttura di Thriller: nove canzoni, circa 42 minuti di musica.

Willa: Wow, l’interpretazione di questa citazione è notevole. Ho visto il balletto più volte, e le parti della partitura più popolari – la musica della Danza della Fata Confetto, a Natale, è suonata un po’ ovunque, ed è inclusa anche nel film Disney Fantasia. Ma non credo di aver mai sentito la musica dello Schiaccianoci nel suo insieme fin dall’inizio, separato dal balletto, e ancor di più, non ho mai pensato alla Suite come un album. È così interessante, soprattutto se si accosta con Thriller

Susan: Sì, Tchaikovsky ha pienamente raggiunto il suo obiettivo con la Suite: voleva che il balletto fosse rappresentato il più possibile nelle sale dei concerti, ma il pezzo era troppo lungo e le spese per l’allestimento onerose, si rese conto che non sarebbe mai accaduto a causa di questo, e decise di fare una sorta di “greatest hits”, estrapolando i numeri da lo Schiaccianoci creò la Suite.

Ma torniamo a Thriller, la durata è nella media per un album pop, ma è composto da un piccolo numero di canzoni, in realtà, il più piccolo gruppo di qualsiasi dei suoi dischi da solista. E, ogni singolo di Thriller è stato un successo. La gente, però, pensa che questo sia il metodo seguito per creare gli altri suoi album, ma non credo sia vero (se si legge con attenzione la citazione lui fa riferimento a Thriller). Thriller è qualcosa di molto particolare, e insolito esempio di concisione da un artista che amava essere aperto.

In un’intervista del 1992 per Ebony, a Michael è stato chiesto quale era il “concetto” di Dangerous; la domanda è abbastanza strana per il fatto che gli album di Jackson non erano espressamente “concettuali”, fino a quel momento: e mi sono chiesta, che cosa ha portato l’intervistatore a pensare che ci fosse un concetto? La copertina? Qualcosa sulla musica? In ogni caso, Jackson nella risposta menziona di nuovo lo Schiaccianoci, ma qui il suo pensiero su di esso è molto diverso:

Volevo fare un album che potesse essere comparabile a Lo Schiaccianoci Suite di Tchaikovsky. In modo che tra mille anni, le persone potrebbero ancora ascoltare. Qualcosa di eterno. Mi piacerebbe vedere i bambini, ragazzi e i loro genitori, persone di tutte le razze di tutto il mondo, centinaia di migliaia di anni, ancora di fronte alle canzoni di quell’album, dissecandolo. Voglio soltanto che quest’album viva.

Bene, la dissezione è iniziata! Conoscevo già l’intervista, ma devo ammettere che ho ricordato la citazione, quando ormai ho finito di scrivere il libro: è un rammarico per me. Tuttavia sono rincuorata dalla conferma che Jackson aveva, effettivamente, un concetto generale per il disco, e non pensava in termini di singoli di successo (o non esclusivamente o principalmente), ma nel senso di canzoni interconnesse, create in un ordine ben preciso, per raccontare una storia. E una storia anche, piuttosto complessa, dato che la sua decodifica impone un’analisi approfondita (il pensiero che sia lo stesso artista a suggerire di dissecare la sua opera è piuttosto elettrizzante!!)

Secondo il mio punto di vista, è una storia piena di “grandi idee”: esamina e mette in discussione il mondo contemporaneo, con forza e tenacità, permettendo a se stesso di abbandonarsi in tutte le complessità dell’amore, (e il desiderio!) alla fiducia, vitalità … e poi essere profondamente, profondamente deluso e ferito, non solo dall’ amore, ma da tutto e tutti. A mio parere, non ha mai completamente recuperato da quel senso di tradimento in questo disco, benché operi moltissimo alla ricerca dell’anima. Le canzoni sono strutturate in gruppi cosicché da permettere di esplorare il pensiero in un’ampia profondità, e studiato attraverso varie lenti musicali e liriche.

Willa: Sì, è tutto così interessante per me. Non ho mai pensato ai suoi album in questo modo – che essi comprendono gruppi di canzoni correlate, come capitoli di un libro, e che ci conducono attraverso una serie di esperienze emotive, simile a un romanzo. Ma dopo che hai evidenziato la struttura di Dangerous, anche in HIStory e Invincible è anch’essa riconoscibile.

Invincible, per esempio, inizia con tre canzoni piene di dolore sul rapporto disastroso con una donna indifferente: sta cercando di fargli del male, lei non lo capisce, lo rifiuta senza dargli la possibilità di spiegare o riconquistarla. In qualche modo riflette il suo rapporto con il pubblico in quel momento: la stampa (e la polizia anche) sembravano che ce l’avessero con lui, la gente non lo capivano, e hanno respinto i suoi album successivi e non avrebbe dato loro – o lui – una possibilità.

Le canzoni sono seguite da altre cinque canzoni in cui immagina scene di amore sincero – e una passione sessuale piuttosto ardente anche. Sembra quasi che stia cercando di evocare l’amore e il desiderio, che gli è stato negato nelle prime di tre canzoni dalla sua immaginazione.

Susan: Sì, questi due gruppi sono certamente su Invincible. Dà l’impressione di voler esplorare un tema attraverso più di una canzone, in consecutive tracce, in questi album successivi. Esplorando qualcosa da più prospettive.

Willa: Esattamente.

Susan: Un’altra strategia narrativa è nell’album dopo a Dangerous, sono rimasta senza parole, dalla sua decisione di terminare con Smile, HIStory. Dopo tutta la rabbia e l’odio, le critiche sulle ingiustizie sociali, sia personali e culturali, espresse in alcune delle canzoni più aggressive che abbia mai creato, l’album si conclude con la tragica ballata, e si riferisce a “sorridi anche se il tuo cuore si sta spezzando” (che il suo deve essere stato); è molto impressionante.

Willa: Sì, è vero, soprattutto se si considera che Smile è stata scritta da Charlie Chaplin, la cui storia di vita è con Michael Jackson in un parallelo in modo significativo. Chaplin era molto popolare negli anni Venti e Trenta, ma poi fu falsamente accusato di aver generato un figlio illegittimo. Ci fu un processo pubblico, e un test di paternità dimostrò che non era il padre. Ma era già stato riconosciuto colpevole, sia in tribunale e dalla stampa, e il pubblico si rivoltò contro di lui. Trascorse il resto della sua vita in esilio, quasi da emarginato sociale.

Immagino che in questo contesto Smile abbia parlato a Michael Jackson in un modo molto potente. E poiché HIStory è per certi aspetti una risposta alle accuse contro di lui, ha senso che lui abbia finito l’album con Smile. Raramente ha incluso cover sui suoi album, ma ha fatto un’eccezione per Smile. – È stato così importante per lui.

Susan: Esattamente. L’osservazione sulle cover è davvero significativo. Come dici tu, non ha mai fatto qualcosa di diverso. L’unica altra cover, inserita su un suo album da solista è Come Together in HIStory. Sono sempre stata incuriosita da questa sua scelta.

Willa: Io anche! Inoltre Come Together, finisce in gran bellezza Moonwalker, e Frank Delio disse che il film era molto importante per lui – ha profuso tempo ed energia, e finanziato in proprio la produzione. Forse Come Together aveva un significato speciale per lui – qualcosa di importante. Sarebbe bello fare un post sulla canzone per approfondire e capire.

Susan: Fantastica idea!

Willa: Quindi, anche i suoi album successivi sono un composito di “capitoli” di canzoni – e la struttura è iniziata da Dangerous. Con le due citazioni che hai scoperto immerito alla Suite de lo Schiaccianoci (e come interessante che ha fatto riferimento a due volte, in modi così diversi!) non sembra che questo approccio sia stato applicato ai suoi album precedenti. Thriller è piuttosto una raccolta di singoli di successo, come hai detto. Ma con Dangerous, egli sembra portare gli ascoltatori in un viaggio emotivo, man mano che ascoltiamo l’album – tuttavia il coinvolgimento viene meno se ascoltiamo le canzoni sul nostro iPods in modalità casuale.

Susan: O possiamo fare un genere di esperienza diversa, ugualmente piacevole. Ecco, mi piace considerare le strutture formali, anche, se penso che sia importante avere una visone dell’album nel suo complesso. “Jam”, per esempio, funge da ouverture su Dangerous (“non è troppo Jam.” Adesso ti faccio vedere come appare nei prossimi tredici brani). Un’altra cosa su cui mi sono concentrata sono i dettagli strutturali, privi di espressioni verbali, per capire il loro ruolo nella musica. Se ascoltiamo Dangerous, Jackson lo sentiamo in principio attraverso il respiro – prima di cantare – all’inizio di Jam. L’uso grintoso del suo respiro ritorna nell’ultima canzone dell’album con Dangerous, conferendo al disco una certa circolarità. Non credo che un tale dettaglio sia una coincidenza; se teniamo le orecchie aperte durante l’ascolto si può scoprire come è intrinsecamente costruito, come le sue percettibili sfumature.

Willa: Sì, ho una vaga sensazione che tu abbia aperto le mie orecchie! Dal momento che, mai avrei immaginato che si fossero temi che si ripetono nell’album, non ci avevo fatto caso o pensato prima, l’uso del suo respiro, o il suono ricorrente di vetri infranti, o l’immagine della Terra che compare più volte nel video dell’album (in Jam, Heal the World, Black or White, Will You Be There) e occupa una posizione centrale sulla copertina dell’album. E come fai notare nel tuo libro, il significato di questi temi nel corso dell’album sembra evolvere.

I vetri infranti, ad esempio, acquistano un nuovo significato, quando sono spaccati i vetri nella “sequenza pantera” di Black or White – in particolare, può essere decifrato un gesto di rabbia per l’ingiustizia razziale. E una volta stabilita questa connessione, è molto interessante tornare indietro e ascoltare le altre canzoni in cui si sente il suono di vetri che si infrangono e interpretare il loro significato. Tra le altre In the Closet, qui il suono dei vetri in frantumi si sente in punti significativi della canzone e video, e penso che la componente razziale sia ancora di nuovo presente. E l’album inizia con il rumore di vetri infranti, quindi cosa ci vuole dire riguardo all’album, che stiamo ascoltando?

Susan: I suoni “non strumentali” sono da considerare in questo album veramente importanti – contribuiscono a plasmare la narrazione. Il rumore dei vetri infranti ricorre in vari momenti, come dici tu, e penso che il suo significato sia molteplice e complesso. Ma il suono che apre l’album in relazione al suo uso lo interpreto una metafora di un mondo vicino alla rottura.

Willa: Oh, ha molto senso, Susan. E si adatta davvero alla figura ricorrente della Terra, e la sensazione che si sia concentrato su “grandi idee” per questo album, come hai detto prima.

Ci sono inoltre alcune ricorrenti tecniche musicali, che hai identificato nel tuo libro, particolarmente affascinanti. Sia Jam e In the Closet includono una linea di basso nel coro, ma non nei versi – una scelta, secondo te, che ha un significato. Crea una sensazione di disagio nei versi, come fai notare – come stessimo penzoloni nel vuoto senza toccare il suolo. Amo questo confronto pittorico, coglie perfettamente il mio disagio quando ascolto Jam – sento dentro di me qualcosa di intenso, ma non avevo mai pensato prima o di vederlo come il suo principio, e di certo non l’ho mai associata alla mancanza di bassi. E questa palpabile sensazione di disagio si adatta al significato dei testi, infatti entrambe le canzoni i versi parlano di un problema: un mondo lacerato, una focosa relazione segreta.

Il basso appare nel ritornello, che, come fai notare nel libro, dà un senso di rassicurazione – come, Wow! Ora siamo di nuovo su un terreno stabile! E rafforza il significato del testo dove sembra trovare la speranza. In Jam, suggerisce di curare un mondo lacerato – prendendo parte a una comunità creativa e lasciando che la musica tenti in qualche modo di “trovare una soluzione”. Le descrizioni della società, pensieri e sentimenti sono incalzati dalla potente tensione ritmica della canzone.

Susan: Sì, è un fantastico esempio di come i suoni musicali sono mappati sul pensiero sociale. Che sensazione percepiamo, quando manca la linea di basso? In quale modo la parte della tastiera rispecchia quasi la strofa vocale – ma un’ottava più alta e con un timbro, che ci fa sperimentare la tensione – contribuisce al senso di ansia in questa canzone? Per non parlare della brillante interpretazione vocale nei versi, l’urgenza di Jackson: anticipa sempre il ritmo – di proposito, naturalmente (questo è davvero difficile da tenere sempre, tra l’altro).

Willa: È stupefacente, Susan, il senso dell’espressione: “I suoni musicali sono mappati sui pensieri sociali”. L’essenza che rende affascinante il tuo libro. Non sono abbastanza esperta di musica – per scoprire in che cosa i dettagli specifici musicali possono essere tradotti in significati ed emozione. Solo dopo che ho letto il tuo libro, ho carpito le sottigliezze, è stato come, il sole a mezzanotte! Ecco, solo ora sono riuscita a percepire determinate parti della canzone – come quell’alta linea di tastiera inquietante in Jam che hai appena citato. Posso sentirla chiaramente ora, da quando ho letto il tuo libro, non credo di averla mai sentita prima. Grazie al tuo contributo, Lisha o altri esperti, c’è un nuovo modo di guardare alla genialità di Michael Jackson.

Susan: Spero che il mio libro aiuti a riflettere. Se Jackson era considerato un perfezionista, è per dettagli come questi, di cui si parla (con testi, la sua danza – che io non ho le competenze per dire molto – ecc): la scelta di un particolare strumento o il timbro, l’impostazione della respirazione, la decisione di creare una canzone in un genere particolare, o in qualsiasi punto aggiungere un suono di disturbo (uno degli esempi più interessanti – almeno per me – è il suono percussivo dopo l’ultima iterazione del coro in They Don’t Really Care About Us, appena prima del ritorno della chitarra – circa a 04:15, è di per sé interessante, perché la dissonanza in quel punto, ha una nuova timbrica non sentita prima nella canzone). Alcune di queste idee sono dei suoi produttori, ne sono sicura, ma lui le ha approvate. Il punto è, che ha capito e apprezzato l’effetto dei dettagli musicali. Per non dire altro.

Willa: Assolutamente. Beh, nonostante questa lunga discussione, abbiamo appena esplorato il primo capitolo del tuo libro – in verità ci sarebbe da discutere molto di più! Spero che ti unirai a noi ancora. È sempre piacevole parlare con te.

Susan: Sì … abbiamo ampliato in modo interessante il primo capitolo! Grazie per l’opportunità di esplorare queste idee con voi; Sarei felice di unirmi a voi di nuovo.

FINE

Fonte: http://dancingwiththeelephant.wordpress.com/2014/09/04/dangerous-talk-with-susan-fast/

Traduzione di Grazia28 per ONLYMICHAELJACKSON

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