The Top Ten Michael Jackson Songs of All-Time – By Joseph Vogel


Pubblicato 11 luglio 2012

Stilare le dieci migliori canzoni di Michael Jackson non è un compito facile. Quest’operazione, inevitabilmente, si presta a un esame accurato e alla sfida (Come hai potuto omettere [riempite lo spazio vuoto]?). Ovviamente non ci può essere un elenco definitivo, ma il dibattito è insito in ciò, da rendere queste liste divertenti.

Nel corso degli anni, ho spostato canzoni dentro e fuori e su e giù nella classifica (anche se molti sono rimasti costanti). Particolarmente doloroso sono le poche incluse nella selezione finale – si è tentati di assegnare semplicemente dei pari merito per accogliere altre grandi canzoni. La difficoltà nel selezionare le migliori opere rappresentative di Jackson, comunque, è riferita alla qualità, alla diversità e alla profondità del suo catalogo.

Ho reso il mio compito leggermente più facile attingendo soltanto dal suo lavoro solista (dal 1979 in poi). Inoltre, ho determinato che non avrei esaminato l’impatto culturale, il successo commerciale e i video musicali nelle mie valutazioni. Questi dieci brani non sono neanche necessariamente le canzoni che trovo più piacevoli da ascoltare. Piuttosto, queste sono le dieci canzoni che ritengo siano le più impressionanti artisticamente. Tutti gli elementi della canzone sono stati considerati: la musica, la produzione, il testo, la prestazione vocale, l’innovazione, la creatività, l’originalità e l’estetica globale.

Alcune delle canzoni di questo elenco sono ben note, altre invece hanno ricevuto minore attenzione.
Gran parte del lavoro di Michael dopo gli anni Ottanta, affronta argomenti audaci e provocatori e uno degli scopi del mio lavoro è di insegnare a rivalutarlo in modo rilevante. Contrariamente al giudizio convenzionale, il livello artistico di Jackson non si è affievolito dopo Thriller, infatti, in tutta la sua carriera, il lavoro si è evoluto in maniera emozionante e coinvolgente.

Senza altri indugi, con umiltà presento le dieci migliori canzoni di Michael Jackson di sempre. Se fossi costretto a selezionare un gruppo di canzoni da far competere con il miglior lavoro dei Beatles o di Bob Dylan o di Prince, queste sono quelle che porterei.

***

10 Human Nature e I Can’t Help It

Va bene, l’inizio non è molto leale con due canzoni alla pari, ma non riuscivo a lasciar fuori una di loro. Entrambe queste canzoni sono prodotte magnificamente, ricche, composte egregiamente, preziose gemme ben eseguite. Mostrano tutta la speciale collaborazione creativa fra Michael Jackson e Quincy Jones. Ascoltate la palpabile meraviglia, la nostalgia e il desiderio, i vibranti e onirici paesaggi luccicanti che evocano, l’incandescenza vocale che trascende il linguaggio. Non è un caso che entrambe le canzoni sono tra i brani più interpretati da altri artisti di tutto il catalogo Jackson (inclusa una versione di “Human Nature” di Miles Davis), ma nessuno si è avvicinato allo splendore degli originali.

9 – They Don’t Care About Us

Le accuse di antisemitismo erano infondate sin dal principio. Questa canzone fa luce sulla reale verità del potere, è un sonoro pugno alzato in favore dei senza voce. “Dimmi quello che è stato dei miei diritti”, esige. “Sono invisibile perché mi ignorate / Il vostro annuncio mi ha promesso la libertà”. Il ritornello controverso è scandito in staccato su rime veloci, con un ritmo crepitante e sferzante come la radio della polizia e gli archi incombono inquietantemente nello sfondo. Una canzone d’indignazione ed emancipazione è indiscutibilmente una delle asserzioni politiche più potenti di Jackson, e un’ottima canzone di protesta degli anni Novanta.

8 – Don’t Stop ‘Til You Get Enough

Che cosa non si ama di questa canzone? Don’t Stop ‘Til You Get Enough rappresenta l’innovazione di Michael Jackson come artista solista. Il basso sfuggente dell’introduzione con Michael che sussurra timidamente (“Sai, mi stavo chiedendo…”) è stata correttamente descritta come “dieci secondi di perfetta tensione pop.” La suspense è in crescendo fino al momento in cui Jackson libera il suo tipico “oooooh” e la canzone esplode in un caleidoscopio di suoni. Da lì, è pura estasi persistente per ben sei minuti, mentre il falsetto di Jackson si libra leggero con gioia e abbandono. Apre un eccellente album d’esordio che un critico l’ha definito “stele di Rosetta per tutto il R&B successivo.”

7 – Who Is It

Il confronto con Billie Jean è determinato dalla linea di basso pulsante e dalla centralità dell’argomento cupo. Ma Who Is It è ben lontana da rappresentarne una replica, in effetti, la canzone è un perfetto esempio dell’evoluzione di Jackson come artista. Ascolta il modo in cui l’ammaliante introduzione gotica di voce soprano conduce al ritmo pesante e persistente (basato sul beatboxing di Jackson). Ascolta la profondità emotiva della narrazione confessionale di Jackson, arricchita dai suoi aneli affannosi e gridi angosciati. Ascolta gli strati sovrapposti, poliritmici nella chiusura stile trance. Per chi ha poca familiarità con il lavoro di Jackson dagli anni Ottanta in poi, questo è un buon punto da cui cominciare. Un esorcismo di sei minuti e mezzo, Who Is It è dolore personale tradotto in arte sublime.

6 – Morphine
Questa canzone continua a occupare un posto sempre più alto nelle mie classifiche. Un motivo che rende un’opera d’arte grande è la sua capacità di oltrepassare il limite estremo dell’esperienza umana. Togliendo tutti gli orpelli, le sottigliezze e le illusioni, ed esprimere qualcosa di crudo e vero. Questo è ciò che fa Michael Jackson in Morphine. E’ un canto doloroso, tragico, ma nel frattempo onesto e coraggioso. La canzone aggredisce l’ascoltatore con onde implacabili di fragore, come Jackson sputa insulti frammentati interiorizzati. Dietro di lui occasionalmente si sente una televisione accesa, come se fosse stata lasciata così per tutta la notte. In realtà si tratta di clip audio dal film “The Elephant Man”, di David Lynch, in cui “lo strano fenomeno” di epoca vittoriana Joseph Merrick è ridicolizzato e perseguitato. Questo è il genere di tocco brillante che rende il lavoro di Jackson così irresistibile. L’aggressione sonica conduce brevemente sul ‘bridge’ come il “farmaco” calmante produce il suo effetto. Per un momento c’è pace e salvezza. Ma questa salvezza termina bruscamente, quando l’ascoltatore è gettato ancora nella crudele realtà. Sperimentale, audace ed emotivamente potente, questa traccia merita il suo posto tra le migliori opere di Jackson.

5 – Man in the Mirror

Questa, sicuramente è la canzone più di ogni altra, cui il pubblico ha fatto riferimento in seguito alla morte di Jackson. Oltre vent’anni dopo il suo rilascio ha raggiunto la #1 nella classifica dei singoli di iTunes. I critici sovente hanno prestato poca attenzione rispetto ad altre canzoni definite inni di un’epoca, ma non si può negarle il suo posto nel nostro DNA culturale. Man in the Mirror è sullo stesso livello di Imagine di John Lennon e What’s Goin’ On di Marvin Gaye come uno dei grandi appelli della musica popolare per il rinnovamento individuale e sociale. Jackson instilla nel testo di Siedah Garrett una passione particolare e un’energia spirituale. Alzate il volume e ascoltate l’incantesimo dell’improvvisazione di Jackson, la maestosa chiamata e risposta con il coro di ‘Andrae Crouch Singers’, la struttura trascendente. Almeno in quei cinque minuti vi farà credenti nella sua volontà di cambiare il mondo.

4 – Wanna Be Startin’ Somethin’

Uno dei tratti distintivi di Jackson come artista è la sua abilità di fondere stili musicali apparentemente disparati, e questa traccia energicamente unica è l’esempio perfetto. Wanna Be Startin’ Somethin’ contiene elementi di musica funk, disco, R&B, world music, afro-beat, e gospel. Come Billie Jean è un ritmo dance irresistibile ma anche profondamente eccentrico, originale, e ritmicamente complesso. Mentre il ritmo è frenetico ed energico, la lirica parla dell’isteria della vita moderna (comprese le decadenze mentali, le gravidanze indesiderate ed essere mangiati come un buffet). “E’ troppo alto da superare,” canta “troppo basso per passarci sotto / Sei bloccato in mezzo / E il dolore è tuono.” L’innovazione culminante, si raggiunge con il tipico canto africano – ma ma se, ma ma sa, ma ma coo sa – è uno dei momenti più affermanti e trionfanti della musica popolare. Per tutta la follia, la confusione e l’ansia che ci circondano, suggerisce, c’è redenzione e armonia nella musica.

3 – Earth Song

Un paio di brani possono essere esteticamente superiori, ma nessuna canzone nel catalogo di Jackson è potente come Earth Song. È la sua massima espressione artistica. Forse il suo precedente più vicino nella musica popolare è A Hard Rain A-Gonna Fall di Bob Dylan, un poema epico similmente apocalittico radicato nella Bibbia e nel blues. Musicalmente, tuttavia, Jackson ha portato il suo inno in un’altra dimensione, mescolando opera lirica, rock e gospel per costruire un dramma e un’urgenza ineguagliato dai suoi predecessori. La culminante chiamata e risposta con il coro di Andrae Crouch , punteggiata da esclamazioni mute angoscianti di Jackson, è semplicemente meravigliosa. Earth Song ha raggiunto il vertice delle classifiche in oltre quindici paesi, eppure è stata ampiamente stroncata dalla critica, che non sapeva bene cosa farci. Il cinismo che ha incontrato nel 1995 in America (dove non è stata neanche rilasciata come singolo) dice molto più sullo stato del paese che sulla canzone. Questa geremiade (compianto o mostrare dolore esagerato N.d.T.) da sei minuti e mezzo è ora più che mai importante.

2 – Stranger in Moscow

Volevo sorprendervi mettendola al #1. In ogni caso potrebbe starci benissimo. Questa è la versione di Jackson del seminale A Day in the Life dei Beatles: una canzone poetica malinconica e frammentata su che cosa si prova a essere soli nel mondo moderno (“Vagavo sotto la pioggia,” apre “Maschera della vita, sentendomi pazzo”). Tessuta su due sole progressioni di accordi, Stranger in Moscow probabilmente rappresenta la lirica più apprezzabile della carriera di Jackson. La canzone parla di maschere, illusioni, esilio e invisibilità. E’ conosciuto ovunque, ma non ha appartenenza. Jackson è soffuso e quieto per la maggior parte della traccia, il ritornello echeggia un sordo ritmo meccanico. Eppure nella parte finale fa breccia con espressioni penetranti di isolamento e disperazione (“Sto vivendo da solo, sto vivendo da solo, baby!”). Stranger in Moscow non è mai stata inserita in nessuna raccolta di Greatest Hits, ma indubbiamente col tempo sarà sostenuta come una delle più belle opere artistiche di Jackson.

1- Billie Jean

Per la numero uno nessuna sorpresa. Billie Jean è quasi universalmente acclamata come il capolavoro di Michael Jackson, ed è giusto così. Forse nessun’altra canzone incarna più perfettamente i paradossi, le tensioni, la magia e il mistero del suo creatore. E’ la rara traccia dance che è immediatamente riconoscibile (con la sua linea di basso seducente e la sua cornice minimalista), eppure profondamente stratificata ed evocativa. La sua storia cupa, inquietante, non poteva essere più lontana dalle tradizionali Top 40 del pop, tuttavia il singolo è riuscito in qualche modo a troneggiare alla #1 per sette settimane nel 1983 ed è rimasta da allora popolare per gli ascoltatori. Il critico musicale Mark Fisher l’ha definita “una delle più grandi opere d’arte del XX secolo, una scultura di molteplici livelli sonori la cui sinuosa lucentezza da pantera, svela ancora dettagli e sfumature in precedenza inosservate, dopo quasi trenta anni.” In breve: qualsiasi discussione su Jackson come artista comincia con Billie Jean, un brano reso ancora più notevole dal fatto che è stato scritto, composto, arrangiato e co-prodotto dallo stesso Jackson all’età di 23 anni.

FINE

– Fonte: Top Ten Michael Jackson Songs of All Time

Traduzione di Grazia28 per ONLYMICHAELJACKSON

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