Magazine “BLUES & SOUL” – 1974, n° 130


Ora basta! Kwame Brathwite non si nasconderà più dietro il sagace “Ronnie”. Da cinque anni a questa parte, sono conosciuto come Ronnie nella mia vita pubblica e con il nome di Kwame tra i miei amici africani.
Appena mi sono reso conto della mia incoerenza, ho deciso di rivelare la mia vera identità. Ho preferito celarmi dietro uno pseudonimo per tutti questi anni, perchè non è stato facile diventare qualcuno nel campo della fotografia. In dodici anni di duro lavoro mi sono guadagnato una certa stima.  Così non volevo confondere le cose. Ma, se avessi continuato su questa strada, la mia vita sarebbe stata sempre più caotica. Quindi da ora in poi, sono Kwame, anche per i lettori di B&S che considero miei amici.
Kwame è anche il nome del primo grande presidente del Ghana, e come me è nato di sabato.  Ma cosa c’entra tutto ciò con la mia recensione sul viaggio dei Jackson Five in Africa? È la quarta volta che vado nella madrepatria, ma è il mio primo viaggio di lavoro. Avendo una doppia identià: il nome di Kwame, con cui sono conosciuto da alcuni africani, è nascosto da Ronnie, lo pseudonimo del professionista fotografo e del giornalista. Ora potete immaginare la confusione che si è creata quando mi sono presentato per il viaggio.
Lunedì 21 gennaio, mi ha chiamato Logan Westbrooks, Direttore pubblicitario di CBS, per dirmi dell’imminente tour dei Jackson Five in Africa e se volessi andarci per conto di R&B. Dopo aver esitato per una frazione di secondo, ovviamente ho accettato.
Non ho nemmeno messo in discussione il fatto che i Jackson Five sono della Motown e lui, Logan, di CBS, dato che John Abbey ed io avevamo sperato che ci accadesse qualcosa di speciale, come un viaggio in Africa con una band R&B. Questo è stato poco prima di partire per Cannes, Francia per l’evento MIDEM, che ho iniziato a raccogliere materiale fotografico e notizie sul R&B. La settimana dopo mi ha chiamato Logan, senza fare opera di convincimento.
Il mio libretto sanitario era a posto, mancava solo la vaccinazione contro il colera. Scaduto nel mese di ottobre era invece il mio passaporto, e ho fatto una corsa pazzesca per rinnovare il documento.
L’organizzatore del tour dei Jackson Five in Africa, era un mio vecchio amico senegalese, Mamadou Johnny Secka. Johnny, prima giornalista e ora regista e promoter di concerti, negli ultimi anni ha vissuto a New York. Quando arrivò negli Stati Uniti, scrissi un articolo su di lui, pubblicato in diversi giornali del paese.
Abbiamo anche organizzato insieme un evento per il Consiglio di Sport africani: una squadra di atletica leggera Pan-africana era venuta in America per competere contro la squadra degli Stati Uniti a Durham, North Carolina.
Ho organizzato la partenza in una sola settimana: ho chiamato Johnny e confermato l’incarico preso alla redazione di Blues & Soul. Non vedevo l’ora di mettermi in viaggio: i Jackson Five sono una delle migliori band di tutti i tempi, senza distinzione di età, (a mio parere).
Mamadou Johnny Secka, 30 anni, è una persona che ha delle “idee alte” proprio come la sua straordinaria statura di 1,96 metri. Mamadou è del Senegal, lo Stato più occidentale dell’Africa, e il più vicino in distanza agli Stati Uniti. Questo paese rappresentava l’ultima tappa per molti dei nostri antenati prima di partire sulle navi negriere.  Dakar, città moderna e frenetica è la capitale del Senegal ed ex capitale dell’Africa occidentale francese, la cui influenza è tutt’oggi presente.
La politica del governo attuale, invece non si può definire “progressista/rivoluzionaria” ed è in controtendenza a quella di Guinea o Tanzania, considerati i due Paesi più attivi per la liberalizzazione dei commerci africani, e ottenere l’indipendenza economica.
Una caratteristica di Mamadou è di essere molto ambizioso: quando ci siamo conosciuti a New York, la sua mia missione era di sensibilizzare l’opinione pubblica di tutto il mondo verso i problemi dell’Africa. Stava cercando persone nere disposte ad investire capitali nella promettente industria cinematografica africana. La sua ricerca era iniziata in America: gli afroamericani mediamente hanno più soldi rispetto agli altri neri del mondo.
Secondo Secka nei prossimi anni un nuovo mercato riscatterà l’Africa: quello dello spettacolo. Il marketing e i potenziali acquirenti di una popolazione che sfiora i 500 milioni persone potrebbe dare un impulso all’economia locale. Il primato di un milione copie vendute di un disco in America è qualcosa che tutti gli artisti cercano di raggiungere. Con una popolazione che è quasi il doppio, le probabilità delle vendite aumenterebbero, considerando che la gente nera è mediamente più numerosa.
Poco prima della partenza per l’Africa, Mamadou ha detto ai Jackson Five e agli altri passeggeri, “Oggi è una bellissima giornata,  un sogno nel cassetto si sta avverando… a maggio ho incontrato il signor Joe Jackson e Michael, agli Academy Awards a Hollywood. Abbiamo parlato del Senegal, e ho promesso che un giorno lo avrei portato lì. Uno dei desideri di Mr. Jackson era di portare i figli in Africa. Il nostro sogno comune oggi si avvera”.
Martedì sera, del 29 gennaio, siamo partiti con i Jackson Five con un volo Pan Am 184. L’emozione del primo viaggio in Africa era un sentimento comune di tanta gente. I J5 erano sfiniti: erano arrivati la mattina con un volo da Los Angels, e nelle tre ore di sosta in aeroporto avevano tenuto una conferenza stampa e posato per una sessione fotografica e dovevano fare altre sei ore di viaggio. Nonostante il loro serrato calendario di impegni, hanno concesso al personale in aeroporto e ai passeggeri dell’aereo, autografi e fotografie.
Tra le 25 persone dell’enturage, si era unita al viaggio di 10 giorni anche Rose Belle, l’insegnate privata di Randy, Michael e Marlon. ll tour prevedeva due concerti a Dakar, ma al momento della partenza erano ancora incerte le tappe in altri Paesi. Alcuni organizzatori sapevano del Tour dei J5, e all’ultimo momento avevano cercato di fare degli accordi per portare il gruppo nei loro Paesi. Alla fine le offerte arrivate dal Ghana, Zambia e Etiopia erano saltate a causa di varie formalità.
La partenza è stata ritardata di circa 10-15 minuti, ma è andato tutto liscio come previsto. L’ampio spazio del 707, permetteva ai passeggeri di spostarsi liberamente nella prima classe per fare una partita a scacchi con Tito, o aggregarsi con altri in una canzone rap  …. sembrava un programma radiofonico di volo.
Parlando con Richard Aarons, l’avvocato dei J5, mi ha detto che i Jackson saranno gli interpreti principali del film, “Isomin Cross & Sons” ambientato nell’America del 1860, la cui storia parla delle difficoltà e problemi di una famiglia nera. Il film, prodotto da una società indipendente guidata da Raymond St. Jacques, verrà girato in Arizona, e probabilmente rilasciato entro la fine di questo anno. Blues & Soul sarà sul set, e se possibile, farà per i suoi lettori un reportage.
I Jackson Five in pochi anni hanno raggiunto una grande popolarità.  Partiti da Gary, Indiana, hanno fatto molta strada, e la famiglia ha conquistato un futuro tranquillo: del loro successo simo molto orgogliosi.
Durante il volo abbiamo dialogato un po’ con tutti i passeggeri e i giornalisti: Veronica Claypoole di Black Enterprise Magazine, Linda Corrant di Encore Magazine e la mia vecchia amica, Marion Etoile-Watson di Metromedia. Grayson Mitchell, di Johnson Pubblicazioni e Frankie “Hollywood” Crocker della radio WBLS FM erano gli altri membri della stampa. Crocker è stato anche co-M.C. con il produttore Secka.
Era ancora buio quando siamo arrivati all’aeroporto Yoff in Senegal. A darci il benvenuto una lunga fila di danzatori. Al termine di canti e danze, i Jackson Five hanno tenuto nella sala VIP dell’aeroporto, una conferenza stampa con la radio senegalese, la televisione e il quotidiano nazionale Le Soleil.
Dopo la conferenza i percussionisti hanno ripreso a suonare i tamburi, l’aria era pregna di un ritmo incalzante su cui si muovevano i danzatori, alcuni colleghi si sono fatti prendere dalla frenesia cercando di imitarli. Il migliore fra tutti: Randy.
A quel punto stava sorgendo il sole, una sorte di rito magico operato da quella gente persa nell’estasi di suoni e danze.

 ***

Tre furgoni ci hanno portato a Dakar, al Taranga hotel in Piazza Indipendenza. L’hotel costruito circa un anno fa, era riccamente decorato con sculture africane.
Disfatte velocemente le valigie, ci siamo ritrovati casualmente nella hall, erano tutti  impazienti di fare i turisti per le strade di Dakar.  Prima di tutto, però, dovete sapere una cosa: nel Senegal, come nella capitale, la gente ha poco o niente rispetto ad altre realtà. Il reddito pro capite oscilla sui 150 dollari all’anno, i dipendenti pubblici e gli statali sono i meglio retribuiti. Le altre categorie lavoravo negli alberghi, o in attività minori, come gli ambulanti di strada o semplicemente cercano di racimolare qualche soldo all’aeroporto. La cosa più redditizia per sbarcare il lunario è vendere collane di perle e manufatti vari. I bambini fin da piccoli vengono istruiti nell’arte della contrattazione degli affari: loro sono i migliori venditori soprattutto con i turisti che non sanno apprezzare il vero valore delle merce, a causa della moneta. Nelle attività commerciali i senegalesi sono esclusi dalla gestione, le proprietà sono esclusive di libanesi e altri stranieri,  soprattutto francesi.
Ora, se fossi stato solo avrei girato indisturbato per le strade, mescolandomi tranquillamente con la gente del posto. Ma, questo non è così facile, se sei con i Jackon Five, in un gruppo dallo stridente abbigliamento americano, e la città tutta è tappezzata  di giganteschi manifesti altri 3 metri con la famosa band. Detto fatto il gruppo è stato accerchiato da una folla di fan, passanti incuriosi e da un nugolo di ambulanti che volevano vendere sculture, perle, gioielli e Koras (una sorta di predecessore della chitarra).
In Africa la gente è cordiale e il Senegal non fa eccezione. Qui, come nella maggior parte del mondo sono anche molto curiosi: cosicché a volte ci si può sentire gli occhi puntati addosso, appena viene percepita la presenza di uno straniero. Ma i fratelli africani nutrono un affetto familiare verso i loro fratelli afroamericani, per il loro modo di vivere e per ciò che leggono sui giornali. È vero che non sempre mostriamo apertamente i nostri sentimenti, ma tra questa gente c’è un’innegabile ammirazione per i “soul brothers” e per le persone nere che vivono in occidente.
Fanno parte dei fan Soul (r&b) anche i giovani dallo spirito rivoluzionario, i loro cantanti preferiti sono i più grandi nomi del settore, tra cui James Brown, Aretha Franklin, Stevie Wonder, The Staple Singers e i The Jackson Five.  Tuttavia, molti vedono in loro l’ideale di una lotta globale per elevare le persone nere.
In attesa dell’inizio del concerto dei Jackson Five al Demba Diop Stadium, primo dei tre concerti, io con i miei colleghi, abbiamo parlato con alcuni studenti in prima fila. Erano contro Senghor (presidente del Senegal), perchè non vedevano di buon occchio la sua politica “yes sir boss”, in particolare i rapporti tenuti con la Francia. Nemmeno Nixon piaceva loro, per il suo menefreghismo verso i problemi della liberazione africana e la libertà dei neri in tutto il mondo. Hanno usato parole molto dure per condannare l’imperialismo francese e americano, definendo i presidenti Senghor e Nixon delle emerite… .
Durante la discussione, ho chiesto se gli piacevano i Jackson Five: uno studente ha detto, “Direi di sì” …  Sì, mi piacciono, perché sono neri. Ma se sono “Yes Boss, yes, Boss” … alla maniera dell’uomo bianco …. secondo l’uomo bianco, allora non mi piacciono. Se, però i Jackson Five si sentono neri e anche orgogliosi di essere neri, sì, mi piacciono”. I giovani , inoltre, non hanno perso l’occasione di esprimere la loro insoddisfazione per il modo in cui il Paese viene attualmente gestito dicendo che ci vorrebbe una rivoluzione.
Quando Frankie Crocker ha chiesto che cosa stessero facendo a riguardo hanno risposto “Rivoluzione, amico! … Tutti vogliono la rivoluzione qui”. Tuttavia, Marion ha sostenuto di essere delle chiacchiere, ma loro hanno ribadito – “No, no no. Noi non lo diciamo così per dire …. ci vuole una rivoluzione e violenta.”
Il concerto è iniziato dopo un leggero ritardo,  i Jackson Five erano i protagonisti dello spettacolo.
Johnny Secka, e Frankie Crocker (Mamadou ha tradotto per lui) hanno presentato i J5 accolti dal pubblico con un fragoroso applaudo. “Get It Together”, la title track dell’LP, ha aperto il concerto, la più adeguata alla situazione. G.I.T. rappresentava bene il climax dello spettacolo ed era anche l’acronimo del badge, il nostro lasciapassare per il soggiorno. Può sembrare strano, ma questi sono diventati gli oggetti più ricercati dai fan, con le foto dei J5. Sì, “Get It Together” è stata perfetta come messaggio, a 360 gradi.
Lo spettacolo stava andando bene, ma dopo una esplosione pirotecnica a un certo punto di una canzone, l’aria era invasa da un forte odore fumo, che ricordava quello di un corto circuito elettrico. Il fumo ha oscurato il palco, nonche l’effetto speciale stesso, e la voce di Michael è scomparsa nel nulla. Le attrezzature, gli impianti di illuminazione e i trasformatori dell’alimentazione sembravano bruciati, causando un guasto elettrico.
Marlon, Michael e Jackie appena si sono accorti che il microfono non funzionava hanno lasciato il palco, mentre la musica ha suonato per il tempo neccessario alle riparazioni dell’impianto. Una standing ovation ha accolto il ritorno dei Jackson Five sul palco e da lì in poi è andato tutto bene.
Il pubblico, che fino ad allora era stato abbastanza calmo, si è infiammato, come se volesse recuperare quello che aveva perso.
Michael mentre stava cantando, è saltato giù dal palco dalla zona delle telecamere, dirigendosi verso il pubblico. Ha tolto la giacca, e l’ha gettata a terra, in delirio, la gente si è precipata sul cimelio. La contesa della reliquia, un tira e molla senza tregua, alla fine è stata afferrata da Johnny Secka, sconfiggendo tutti i contendenti nella battaglia della giacca di Michael.
Qui, come a Gary o Los Angeles i giovani del pubblico si sono comportati nello stesso modo. I numeri preferiti sono stati quelli ritmici coreografati,  come “Daddy Was A Rolling Stone”. Joe Jackosn, il padre dei ragazzi, è sempre presente ad ogni tour. Ma papino, grazie alla sua abilità negli affari, è colui che sta dietro al grande successo del gruppo.
La signora Katherine Jackson (madre dei componenti del gruppo), non presente al viaggio (come le mogli di Tito e Jermaine) ha di recente ricordato i giorni passati a Gary …. “Una delle ragioni per l’interesse dei ragazzi alla musica è perché io e Joe non volevamo lasciarli gironzolare troppo per le strade. Mi ricordo quando i ragazzi hanno vinto il loro primo concorso per giovani talenti. Naturalmente ero un po’ sorpresa quando furono annunciati i vincitori.
Molte volte Joe ha speso il denaro necessario per la casa, per i microfoni, chitarre o altre necessità per il gruppo. Come madre, mi sono abituata a essere responsabile per il modo in cui il denaro è stato speso per la casa: ma inutile dirlo, sono stati necessari investimenti per gli strumenti ed è stato utile, perché i ragazzi si allenavano duramente e in tutti quegli anni di talent show e piccoli impegni che ne è valsa la pena”.
Joe Jackson ha avuto il suo momento di gloria: onorato con la “Medaglia del Leone” dal governo senegalese, la più alta onorificenza del Paese in una speciale cerimonia. In assenza del presidente Senghor, in visita in Francia, la medaglia è stata presentata dal Ministro del Turismo, Fall, una delle persone più belle e capaci al momento. In cambio, Michael ha consegnato al governo il suo ultimo disco d’oro.
La parte più commovente del viaggio è stata la visita all’isola di Goree: con la prigione degli schiavi e le case. Ogni anno migliaia di turisti prendono il traghetto da Dakar verso Goree. Le acque sono ancora abitate da squali, dicono alcuni locali, ma in prossimità dell’isola nuotano molti bambini intorno alla barca e s’immergono per raccogliere le monete gettate dai turisti.
La Casa degli schiavi è stata costruita nel 1776 dagli olandesi e fu l’ultima a Goree. Le prime edificazioni furono costruite dai portoghesi nel 1536. Durante la dominazione portoghese, che durò fino al 1580, in tutta Goree sono state costruite Case degli schiavi, dalla capacità di 1.200 schiavi. La permanenza sull’isola durava dai due o tre mesi, gli schiavi rimanevano incatenati nelle anguste celle in attesa delle navi per la traversata senza ritorno. Alcune celle contenevano quindici o venti schiavi, costretti a stare seduti con la schiena al muro. Le catene erano rimosse solo una volta al giorno, per i bisogni corporali. La vita era pessima, e quando si diffuse la prima febbre gialla nel 1789 metà della popolazione di Goree morì.
Visibilmente emozionati i membri del gruppo hanno ascoltato la storia di Goree dal “griot”, la nostra guida narrante.  Ai Jackson Five e ad alcuni di noi ha consegnato pezzi di catene, oramai arrugginite, che i nostri antenati portavano – uomini, donne e bambini, di cui solo una piccola percentuale sopravvissero alle orribili condizioni di vita dell’isola per raggiungere le piantagioni di schiavi a Sud e a ovest delle Indie Occidentali.
Gli spettacoli di sabato e domenica al Teatro Nazionale “Daniel Sorano” sono stati fantastici, ma il ricordo di Goree era impresso nella mente. Esperienza che ha scosso anche i Jackson, come attesta la seguente intervista di Marion Etoile. Marion ha chiesto a Jackie, di esprimere un suo pensiero su Goree.
Jackie: “Beh ho studiato la storia di Goree a scuola e in parte anche al college. Ma non immaginavo che le cose fossero esattamente così, fino a quando sono venuto qui e ho visto le piccole celle, o come venivano incatenati. Sono sconvolto e anche di vedere beh …. gente, che non sembra affatto disturbata, ma gli piace venire qui per trascorrere una piacevole giornata e divertirsi.”
Marion: “Cosa hai provato alla vista della porta che conduceva giù nell’acqua …. il lungo corridoio?”
Jackie: “Immagino che rappresentasse l’unica modo per di fuggire, ma credo, che se avessero tentato di farlo, gli squali li avrebbero divorati, così non avevano nessuna possilità di scampo, capisci quello che dico?
Marion: “Hai visitato un sacco di posti, con i Jackson Five, e hai iniziato molto giovane.  Immagino che questa prolungata visita in Africa  ti abbia aperto nuovi orizzonti,  a parte il concerto. Che impressione ti ha fatto Dakar?”
Jackie: “Be’, non dico che sia stato drammatico, più una grande avventura, ed è stato molto istruttivo:  avevo letto un bel po’ di cose, ma che le persone vivessero in questo modo non lo sapevo. La nostra gente si lamenta delle condizioni di vita in America, ma non siamo a questo livello. Qui la povertà delle persone è molto alta, guadagnano 10 dollari al mese, con un reddito pro capite di appena 150.000 dollari all’anno.
Marion: “Ma tu hai portato un po’ di gioia.”
Jackie: “Sì, abbiamo portato un po’ di gioia. Il posto mi piace, è bello qui.”
Jermaine: “Ero molto turbato e credo sia una vergogna per come è stata trattata la gente …. è una cosa davvero orribile. Ed è un dispiacere pensare che tutte queste persone bianche qui, nel tempo passato, sono stati coloro che hanno fatto tali disumanità…. mi sconvolge lo sai, non potrò mai accettarlo, mai …. Non ho altro da aggiungere.”
“Ma vedi, se gli afroamericani tornassero qui, e tutti insieme iniziassimo a costruire questa città, tutta l’Africa, penso, che potrebbe diventare il continente più forte del mondo. Una prerogativa dei neri americani a casa, che sono bravi nella costruzione e tutti quei tipi di cose, ma se davvero si unissero e tornassero qui, sarebbe favoloso. “
Marion: “E ci vorrebbe qualcosa di simile a Goree e fare una cosa del genere, anche.”
Jermaine: “Giusto. In circa 10 o 15 anni, sarebbe tutto risolto, per tutti questi altri paesi, perché diventerebbe il numero uno.”

The Jackson one by one

Il telefono squillò e una persona di lingua francese mi ha informato che avrei ricevuto una chiamata dal Senegal, una ex colonia francese nel punto più occidentale del continente africano, che in passato ha svolto un ruolo importante nel commercio degli schiavi. Tuttavia, questo appartiene alla storia di ieri, mentre la grande notizia di oggi da Dakar, che i Jackson5 sono lì, il loro primo viaggio nel continente. Ronnie Brathwaite, una voce familiare mi ha detto che tutti i sei membri dei Jackson5 sono disposti a parlare.
Il primo al telefono è  Tito: ha detto velocemente, che era una grande emozione per la famiglia essere in Africa. “È la nostra prima volta qui e sono rimasto colpito dalla gentilezza delle persone”, ha detto. Tito ha continuato a spiegare che il tour è stato organizzato da Johnny Secka: una sorta di tour “politico” più che per il business. Tito mi ha consigliato il loro prossimo album, perché è diverso dalla musica fatta fino ad ora dal gruppo. “È leggermente diverso, a suoni più maturi e una continuazione di quello che abbiamo cercato di fare con l’album “Get It Together”. Hal David è ancora il produttore.
Marlon è venuto subito dopo e ho chiesto se il suo primo contatto con l’Africa è stato come s’immaginava. “In un certo senso sì, ma dall’altra parte no! Mi piace molto qui, ma preferisco la vita di Los Angeles.” Ho chiesto se avesse sentito suonare molta musica dal suo arrivo e se il J5 sono conosciuti in questa parte del mondo.
“Be’, abbiamo sentito molta musica dal nostro arrivo in aeroporto, era diffusa dagli altoparlanti di lì. Ma era soprattutto musica africana locale, piuttosto che pezzi a noi conosciuti. La gente sa di noi e anche di Michael.”
Quando Jackie, il maggiore dei fratelli, è venuto all’altro capo della linea, ho deciso di cambiare argomento per avere delle informazioni sulla sua carriera solista di musicista, che ha avuto inizio con il suo primo recente LP: “Beh, so che è piaciuto e anch’io sono soddisfatto. È una mia idea e il lavoro è iniziato circa un anno fa. Ho scelto tutto il materiale io stesso. Vorrei sottolineare che ho fatto questa registrazione da artista solista, ma io sarò sempre con il gruppo e non ho alcuna intenzione di fare concerti personali o qualcosa del genere”.
A Jackie ho chiesto se i J5 andranno in Europa: ha detto che molto probabilmente a fine autunno, inoltre  tutta la famiglia ha iniziato a lavorare su un film. “Il progetto vede coinvolti noi Jackson con Raymond St. Jacques: nel film interpreta nostro padre. Facciamo anche musica.” Sembra che il film sarà un western e parteciperanno i sei fratelli, ma la Motown non finanzierà la produzione del film.
Randy, undici anni ha seguito Jackie al telefono ed è molto felice di essere in Africa, “Ho fatto già molti acquisti e comprerò ancora delle statue, che sono fatte da artigiani locali. La gente è molto gentile con noi. Ci trattano molto bene.”
Jermaine ha iniziato la conversazione parlando della cucina locale, da lui più gradita, “È molto diverso dal nostro cibo di casa”, ha detto. “Alcuni cibi sono parecchio piccanti e altri molto semplici. Mi piacciono i piatti caldi e la zuppa a base di carne. Ho preso la ricetta per portarla con me a L.A.! “
Un ovvio punto di discussione con Jermaine: la sua carriera solista di musicista.  Tuttavia non era sicuro di intraprendere questa strada: “Io non so che cosa verrà dopo. Sinceramente, ora, mi interessa più il bene del gruppo, piuttosto che fare un altro album da solista. Credo che i J5 possano andare avanti come un gruppo compatto. Ciò non esclude che io non sia interessato al mio lavoro.
“Sto anche cercando di comprare un negozio di antiquariato a Londra. Amo Londra, in particolare i mobili antichi. L’ultimo viaggio, ho comprato tante cose belle. E qui a Dakar, ho comprato molte sculture in legno di bravi artigiani locali. Ma entro i prossimi due anni la mia seconda casa sarà sicuramente a Londra.”
Infine, il telefono è passato anche a Michael, il più conosciuto dei fratelli. Il viaggio di Michael sembra girare su tutte le cose piacevoli della vita e probabilmente è ciò che descrive meglio la sua indole – cerca di apprezzare ogni momento della vita e così lo trova più spesso degli altri.
“È così accogliente e vitale qui e il soggiorno è partito con il piede giusto, come siamo atterrati all’aeroporto”, ha detto entusiasta. “Un gruppo di ballerini locali ci ha accolto lì, e da quando siamo arrivati abbiamo incontrato numerose persone e tutti sono molto gentili e veramente simpatici. Come i miei fratelli, ho comprato un sacco di cose! “.
(JA)
FINE
Traduzione di Grazia28 in esclusiva solo per ONLYMICHAELJACKSON
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